L’appuntamento più importante con il cinema dell’Europa sudorientale ospita stasera “Le Havre” del finlandese Aki Kaurismaki. Il regista, grande deluso dell’ultimo Festival di Cannes (ma non è la prima volta per lui), sarà nella capitale bosniaca per presentare la sua favola (nelle sale italiane a Natale) contro il pregiudizio e il razzismo ambientata nella città sulla Manica in un’atmosfera quasi da anni ‘30.
La competizione ospiterà otto lungometraggi, dei quali ben sette a opera di esordienti e tutti senza attori celebri, in una stagione che sta vedendo un numero di produzioni inferiore al passato. In prima mondiale c’è lo sloveno “Izlet – A Trip” di Nejc Gazvoda, una vacanza in spiaggia per tre amici fin dal tempo del liceo con segreti e non detti che arrivano a complicare i loro rapporti.
Due film sono già stati applauditi rispettivamente ai festival di Berlino e Cannes: la coproduzione greco-albanese “Amnistia” di Bujar Alimani e il bulgaro “Avè” di Konstantin Bojanov. L’unico non esordiente, il romeno Catalin Mitulescu di “Come ho trascorso la fine del mondo”, costituisce la delusione dell’anno in chiave balcanica.
“Loverboy”, con i giovani, belli e talentuosi, George Piştereanu e Ada Condeescu e con Clara Vodă, è una storia d’amore tra giovanissimi attirati dalla vita facile ma zeppa di banalità e inconcludente. Atteso è il turco “Broken Mussels – Kirik midyeler” di Seyfettin Tokmak: due ragazzini che vogliono emigrare in Germania incontrano a Istanbul madre e figlia profughe dalla Bosnia.
Amore e thriller in “Spots – Fleke” del croato Aldo Tardozzi, mentre il greco “Wasted Youth” di Argyris Papadimitropoulos e Jan Vogel è un ritratto di una società in crisi in un’Atene estiva. Premiato a Cannes, nella Quinzaine des realisateurs, è “Breathing – Atmen” dell’austriaco Karl Markovics, su un diciannovenne rinchiuso in riformatorio che trova lavoro nell’obitorio cittadino.
Fuori concorso sarà mostrato il montenegrino “Ascent – Posljednje poglavlje” di un altro debuttante, Nemanja Bečanović. E proiezione di gala per il capolavoro “The Turin Horse – A Torinoi lo” dell’ungherese Béla Tarr, gran premio della giuria alla Berlinale.
Al solito molto interessante e affollata di titoli (ben 25) è la competizione documentari, con opere da tutti i paesi dell’area e temi molto vari, dalle tradizioni bosniache allo sport, dalla cronaca nera alla diffusione dei telefonini, dai reporter di guerra alla montagna, dalla vita dei single a “Cinema Komunisto” di Mila Turajlić.
E nutrita è la sezione “Panorama” con il meglio della produzione mondiale recente in anteprima, con titoli come “Melancholia” di Lars Von Trier o “Il ragazzo con la bicicletta” dei fratelli Dardenne. E c’è “Beli, beli svet – White, White World” del serbo Oleg Novković, premiato un anno fa a Locarno. Pellicola di chiusura sarà il danese “In un mondo migliore” di Susanne Bier, fresco di Oscar come miglior film straniero.
Per i bambini e i ragazzi c’è la sempre affollata Teen Arena, con l’aggiunta del week end in 3D nel complesso di Skenderija con la proiezione sabato de “Il re leone” (1994) e domenica dell’atteso “Cars 2”. L’unico film italiano in questa sezione è “Amore 14” di Federico Moccia. Almeno in questo caso si poteva scegliere di meglio.
“Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Osservatorio Balcani e Caucaso”
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/17-Sarajevo-film-festival-98896