Oltre 30 anni dopo la chiusura dei manicomi, i malati di mente in Italia vivono ancora sulla loro pelle pregiudizi e ostilità.
Il documentario mostra che anche loro – i “matti” – sanno realizzare imprese straordinarie e sanno anche entrare in contatto con mondi diversi e lontani. Perché allora non possono essere valorizzati anche in Italia?
Muyeye, che dà il titolo al film, è un villaggio polveroso sulla costa del Kenya. Qui in una capanna di fango vive la famiglia di Nebat Jumba che si mantiene spaccando sassi. Un giorno a Muyeye arrivano dei bianchi, eccentrici ma diversi dai soliti turisti. Sotto il vecchio baobab i nuovi venuti raccontano storie di malattia mentale, ma promettono anche di costruire una scuola professionale gratuita e aperta a tutti. E’ il germoglio di un’amicizia che legherà due mondi distanti, eppure accomunati dall’essere esclusi: i bianchi “matti” marchiati dal pregiudizio, i neri tagliati fuori dalle risorse e dal futuro. Ma Nebat ha un motivo in più che lo lega ai nuovi amici: Riziki, la sua seconda moglie e madre dei suoi quattro figli, è tornata al villaggio dei genitori perché considerata pazza. Un documentario sulla follia e sull’Africa che dimostra come anche i “matti” possano cambiare il mondo.