“Menocchio” di Alberto Fasulo è in concorso ufficiale nella competizione principale del 71° Festival di Locarno (1-11 agosto). Il film è prodotto da Nefertiti Film con Rai Cinema, co prodotto da Hai Hui Entertainment ed è sostenuto da: MIBACT – Direzione Cinema, Fondo Per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, Trentino Film Commission, Friuli Venezia Giulia Film Commission, CNC – Centrul National al Cinematografiei (Romania).
Alberto Fasulo, regista di “Tir” (Marc’Aurelio d’Oro al Festival di Roma) e “Genitori” (presentato Fuori Concorso al Festival di Locarno), ha portato sul grande schermo la storia di “Menocchio”, un mugnaio friulano vissuto nella seconda metà del ‘500, che rivendicava la sua libertà di pensiero e per questo finì nella rete dell’inquisizione. Iniziate a settembre, le riprese del film si sono concluse nel novembre dello scorso anno; in Trentino a fare da sfondo alla storia del mugnaio friulano, è stata la suggestiva location del Castello del Buonconsiglio di Trento.
Menocchio un film di Alberto Fasulo
una produzione Nefertiti Film con Rai Cinema
in co-produzione con Hai – Hui Entertainment
con il sostegno di MIBACT – Direzione generale Cinema, Fondo per l’audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, Friuli Venezia Giulia Film Commission, Trentino Film Commission, CNC – Centrul National al Cinematografiei (Romania)
Sinossi: Italia. Fine 1500. La Chiesa Cattolica Romana, sentendosi minacciata nella sua egemonia dalla Riforma Protestante, sferra la prima sistematica guerra ideologica di uno Stato per il controllo totale delle coscienze. Il nuovo confessionale, disegnato proprio in questi anni, si trasforma da luogo di consolazione delle anime a tribunale della mente. Ascoltare, spiare e denunciare il prossimo diventano pratiche obbligatorie, pena: la scomunica, il carcere o il rogo. Menocchio, vecchio, cocciuto mugnaio autodidatta di un piccolo villaggio sperduto fra i monti del Friuli, decide di ribellarsi. Ricercato per eresia, non dà ascolto alle suppliche di amici e famigliari e invece di fuggire o patteggiare, affronta il processo. Non è solo stanco di soprusi, abusi, tasse, ingiustizie. In quanto uomo, Menocchio è genuinamente convinto di essere uguale ai vescovi, agli inquisitori e persino al Papa, tanto che nel suo intimo spera, sente e crede di poterli riconvertire a un ideale di povertà e amore.