Un’Orchestra, un coro e un folto gruppo di ragazzi con la funzione di “leggii viventi” vengono ripresi mentre suonano l’ottava Sinfonia di Gustav Mahler in un paesaggio di montagna all’inizio del tramonto. Man mano che l’esecuzione musicale procede, i musicisti, guidati dai corrispondenti “leggii viventi”, iniziano a muoversi secondo una precisa coreografia. In determinati momenti dell’esecuzione e dei movimenti nello spazio, gruppi eterogenei di musicisti, coristi e leggii viventi scompaiono all’improvviso e, con loro, i suoni che essi producono. Lentamente, ma inesorabilmente, la musica diventa un oggetto sonoro colto nel momento della sua erosione, cui corrisponde la lenta dissoluzione della visione del paesaggio, per via del procedere dell’oscurità. Alla fine, la musica come oggetto sonoro e il paesaggio come oggetto visivo, si trasformano in qualcosa di identico ma, al tempo stesso, completamente modificato rispetto alla configurazione di partenza.
In questo modo, in “Trento Symphonia” il paesaggio diventa un momento di connessione tra contemplazione, corrispondenza e immaginazione.